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Lui una testata di ricci rossi e lei..

Lui una testata di ricci rossi e le lentiggine, un bambinone dagli occhi scuri, profondi e le mani grassottelle.

Lei più esile, gambe lunghe, mani affusolate. Ad ogni capello color castano si potrebbe infilare una perla. Sono lisci come la sua pelle vellutata,  tanto da sembrare una bambola di cera.
Lui porta il nome del bisnonno Mario. Un uomo si racconta tutto d'un pezzo. Un uomo studiato e che si era fatto strada da solo, che di questi tempi non sarebbe male.

Lei porta il nome Anita, un nome importante quello “dell’eroina dei due mondi”. Una donna combattiva e dai forti ideali, che di questi tempi non sarebbe male.
Rappresentano la mia evoluzione, da figlia a madre per poi essere più solo madre.
Ho smesso i panni di figlia solo da qualche mese. Ho spostato la mia visuale da una foto all’altra. Da quella in bianco e nero: io piccola, mamma e papà, a quella a colori: io, i miei figli e mio marito.
Della prima rimangono solo i ricordi, la consapevolezza di quanto siamo volubili e la forza che avevamo tutti insieme.
Della seconda vivo il presente, raccolgo nuove forze nello stare insieme, cerco una crescita interiore nel dare e nel ricevere amore.

Loro i miei figli sono la continuità, comunque vada, del mio essere, esattamente come io lo  sono per i mie genitori che ora albergano in me.
Il giorno del parto pensai di essere una madre snaturata. Tutte quelle donne che piangevano mentre abbracciavano i loro figli per la prima volta. Altre che li sentivano come se si fossero conosciuti da sempre.
Per me fu diverso.
Al primo vagito di Mario ero emozionata ma piuttosto confusa, causa anestesia del cesareo.
Poco dopo fu il momento di Anita. La guardai pensando a quanto erano lunghe le dita delle mani e dei piedi. Niente più.
Dopo il parto i bimbi furono messi in incubatrice e io cercai di smaltire i postumi dell'anestesia.
Solo verso sera andai a vedere i bambini.



Chi erano questi due sconosciuti? Erano stati con me otto mesi ma era la prima volta che ci vedevamo. Parlavamo due linguaggi differenti.
Io non ci credo a sto amore a prima vista. Eravamo entrambi diffidenti. Loro troppo piccoli per prendere il latte dal seno, io che aspettavo che il latte arrivasse.
Il secondo giorno avvenne una cosa speciale.
Anita era la più piccola dei gemelli ma già tosta. Non aveva perso neanche un pasto con il biberon.
Mi misero comoda su una poltrona e mi dissero di aspettare.
La chiamano marsupio terapia: Io stavo lì con i seni nudi, la piccola nuda sorretta a me con una sorta di marsupio. Eravamo in contatto pelle a pelle. Lei con la testa girata ad ascoltare il battito del mio cuore. Da quella testolina con un berretto enorme azzurro e rosa uscivano due occhi dolci e malinconici. Mi cercava e a modo suo mi sorrideva. In quell'istante siamo diventate madre e figlia.

Con Mario il rapporto è stato da subito diverso. Il suo peso si  avvicinava quasi ai tre kg pur essendo nato prematuro.
Se ho allattato fino alla loro età di due anni e quattro mesi lo devo grazie a questo bambinone con le manine cicciotte che non mollava mai la presa.
Essere mamme è una cosa meravigliosa e unica. I figli riescono a trasmettere un amore immenso e a ridarci il sorriso nei momenti peggiori. Succede in noi qualcosa nell'animo e nel corpo tale da farci ripartire ogni mattina, anche quando alla sera prima  il pensiero era di non potercela più fare.
Però essere mamme non è tutto:  eravamo siamo e rimarremo donne.

Essere madri non significa dover rinunciare a tutto quello a cui eravamo abituate; abbiamo bisogno di coltivare le nostre passioni o di poter prendere un caffè con un amica.
Già troppo spesso, almeno per quello che mi riguarda, convivo con i sensi di colpa di dedicare troppo tempo al lavoro o  fare altro per la famiglia. Spesso si pensa di non essere all'altezza di educare e di non essere delle buone madri.
Ma il filtro magico della madre perfetta non esiste.

Mi sono sentita  più volte dire: " adesso sei mamma è la cosa che viene prima di tutto, i bambini poi crescono. "
Ma volete davvero che i vostri figli crescano in fretta per poter tornare alla vita di un tempo?
Io no! Vorrei che non diventassero mai grandi per la loro innocenza e per quel modo di darti amore che poi innegabilmente crescendo cambia.
Non bisogna dimenticarlo : più saremo serene e meglio staranno i nostri bimbi, e credetemi, lo si può essere anche con 18 cambi di pannolini in un solo giorno (e chi se lo scorda più!).



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