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Imma l’ho conosciuta a un corso di scrittura.

Sto ascoltando la sua voce tranquilla e piena di emozioni mentre legge un raccontoCi guarda, sorride e ci invita a cercare il senso di quel romanzo e ci domanda: “ cosa vuole dirci l’autore?”. Sfioro con la punta delle dita le parole impresse sulla carta come se potessi toccarle per percepire le emozioni.
Ed è così che ho iniziato a leggere il suo romanzo: ascoltando la sua voce mentre percorrevo le pagine del racconto.



Nina L'ho vista girare per Beirut, scendere la notte a prendere un caffè nero, mentre prende i suoi taccuini colmi di appunti.
Ed eccola indossare i sandali tedeschi, inesperienza e follia giovanile quella che ha animato l'esordio della vita in ognuno di noi, mentre percorre la strada incessante fino al capanno dove passerà la prima notte.

Sono entrata nel racconto, ho vestito gli abiti di Amal, i suoi dolori e i suoi graffi. Amal l’artista e attivista, romantica a tempo pieno, la donna che consiglia a Nina di andarsene presto.
Sono stata sotto le macerie dei bombardamenti a fianco di chi piangeva cercando i propri cari.
Sono entrata nell'orto trasformato in cimitero con quel bambino che voleva rivendicare la morte del padre.
Ho conosciuto personaggi autentici e misteriosi: Omar il fotografo e grande amore di Nina, Khaled il combattente. Infine Walid il bambino che la salverà.
Sono scappata con lei. Ho provato la paura della guerra e sono inorridita di fronte alle sue brutture per ritrovare infine la serenità.
Io ho conosciuto la donna che è venuta dopo, colei che “ha smesso di correre.”
“La guerra di Nina” è il primo romanzo di Imma Vitelli, con il quale mette a nudo la durezza della guerra. Un conflitto dove non c'è pietà e forse gli unici innocenti sono i morti e i bambini.
È un viaggio tra le macerie della città di Aleppo, tra le madri che piangono i propri figli, in una guerra che non è di nessuno, in luoghi troppo spesso dimenticati dall'Occidente.

Un cammino nel Medio Oriente, da Beirut dove la giornalista si è trasferita a vivere dall'Italia al confine con la Siria.
L'italiye è Nina la giovane reporter che ci accompagna in un viaggio nella Siria, nella guerra e nell'amore.
E’ proprio l'autrice del libro a far notare che la guerra e l'amore sono sentimenti opposti ma molto simili. Spesso chi ha imbracciato i fucili lo ha fatto per vendicare l'amore di chi era stato vittima della guerra.
La scrittrice si identifica in Nina, in quella ragazza alla quale stava stretta la redazione del giornale e che aveva bisogno di raccontare la verità vista con i suoi occhi.
Non riesce ad immaginare di vivere di quotidianità e di cose scontate nella grande Roma.
Riprendo il libro, cerco le parole in arabo e le ripeto a voce alta.
“Habibti enti”: ne ascolto il suono, una lingua misteriosa e complessa, così come la vita dei personaggi densa di amore, odio e spesso troppo povera.

 

 



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